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Il primo francobollo italiano.

- Categoria: Novità

In Italia il francobollo fece la sua prima comparsa il 1° giugno del 1850. In quell'anno,

il Regno Lombardo-Veneto emise la sua prima serie denominata Aquila Bicipite, che comprendeva cinque valori diversi.

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Nel giro di pochi mesi anche gli altri stati italiani preunitari si dotarono di francobolli:

  • il 1º gennaio 1851 il Regno di Sardegna diede alle stampe la sua prima serie, il 20 centesimi (per tutto lo Stato) ed il 5 centesimi (per la città);

  • il 1º aprile successivo fu la volta del Granducato di Toscana, con una serie di sei valori in crazie che raffiguravano il marzocco, stemma del granducato;

  • il 1º gennaio 1852 lo Stato Pontificio e nel giugno dello stesso anno il Ducato di Modena e il Ducato di Parma.

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Fu il Regno delle Due Sicilie, nel 1858, l'ultimo degli antichi stati italiani ad adottare il francobollo. Lo fece con una serie di 7 valori in grana, tutti di colore rosa. Di questi, il ½ grana rosa (Trinacria) divenne una grande rarità dopo che il governo garibaldino insediatosi a Napoli ne riprese la lastra di stampa e trasformò il valore in ½ tornese e usò l'azzurro al posto del rosa. Questo francobollo, rimasto in circolazione per un solo mese, è considerato tra i più rari della storia postale italiana.

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In seguito all'unità d'Italia, il primo francobollo sardo (il 5 centesimi nero del gennaio 1851) è considerato anche il primo francobollo veramente italiano.

Sotto il governo di Camillo Benso di Cavour, il Conte Giovanni Battista Barbavara di Gravellona, direttore generale delle Poste Sarde, fu nominato direttore generale delle Poste Italiane nel 1861. La prima emissione postunitaria ci fu il 24 febbraio 1862, quando venne posto in circolazione il 10 centesimi bistro con l'effigie di Vittorio Emanuele II, analogo a quello sardo del 1855 ma dotato di dentellatura.

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Nell'aprile del 1863 fu emesso il primo francobollo per la posta italiana e sul quale apparve per la prima volta la dicitura “francobollo italiano”: il valore da 15 c. disegnato dal tipografo ed incisore del Regno di Sardegna Francesco Matraire.

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